Il Laboratorio Percorsi di Secondo Welfare ha lanciato una nuova serie di indagini pluriennali con l'obiettivo di raccogliere dati e informazioni attraverso questionari somministrati a un gruppo selezionato di esperti in ambiti rilevanti per il sistema sociale italiano. Queste "expert survey" sono uno strumento prezioso per ottenere opinioni informate su questioni complesse, specialmente quando i dati oggettivi sono scarsi.
La prima di queste indagini, intitolata "L’economia sociale in Italia: traiettorie, criticità e prospettive secondo esperti ed esperte", esplora il ruolo cruciale dell'economia sociale nella trasformazione del sistema di welfare italiano.
Cos'è l'Economia Sociale?
Nonostante sia oggetto di vivaci dibattiti, l'economia sociale non ha ancora una definizione univoca. L'Unione Europea, nel suo Social Economy Action Plan, suggerisce una definizione ampia che includa peculiarità nazionali, basata su principi comuni:
- Il primato delle persone e del fine sociale e/o ambientale rispetto al profitto.
- Il reinvestimento della maggior parte degli utili per svolgere attività nell'interesse dei membri/utenti o della società in generale.
- La governance democratica e/o partecipativa.
Gli esperti interpellati riflettono questa pluralità. Molti fanno riferimento alla definizione europea, ma emergono diverse prospettive:
- Una visione strutturale/organizzativa, che si concentra sulle caratteristiche delle realtà del Terzo Settore (non profit, reinvestimento degli utili, finalità inclusive). Questa visione, però, può risultare ambigua e troppo legata a una concezione tradizionale italiana, confondendo talvolta "profitto" con "lucro".
- Una dimensione relazionale e valoriale, che enfatizza l'integrazione di principi come reciprocità, solidarietà e sostenibilità.
- Un'attenzione al processo di produzione di valore sociale, guardando non solo ai soggetti ma al "come" si realizza l'azione.
- Il radicamento territoriale e la funzione di compensazione rispetto alle carenze di Stato e Mercato.
In sintesi, per il panel intervistato, l'economia sociale comprende aspetti organizzativi, valoriali (reciprocità, solidarietà, beni comuni) e sistemici (complementarietà a Stato e mercato, generazione di coesione sociale). Questa complessità, se da un lato è una ricchezza, dall'altro rappresenta una sfida per la definizione di indicatori e politiche condivise.
Il Panel di Esperti
Il panel di esperti è composto prevalentemente da rispondenti di genere maschile (61,1%) e presenta una forte concentrazione geografica nel Nord e Centro Italia, con picchi in Lombardia e Lazio. Questa distribuzione riflette in parte quella delle istituzioni e dei centri di ricerca, ma evidenzia anche un divario territoriale nella diffusione delle iniziative di economia sociale.
L'età media dei rispondenti è di 56 anni, con la maggior parte (86,5%) che si occupa di politiche sociali e welfare da oltre 10 anni. Il panel è composto principalmente da studiosi universitari (63,5%), seguiti da ricercatori e liberi professionisti. Le discipline più rappresentate sono Sociologia (54,4%), Economia (20,3%) e Scienza politica (13,9%).
Principali Risultati della Survey: L'Economia Sociale al Cuore del Welfare
1. Il Ruolo Integrato con il Welfare Pubblico
Gli esperti collocano chiaramente l'economia sociale in una posizione di integrazione rispetto al welfare pubblico.
- Una netta maggioranza (86,4%) ritiene che il welfare pubblico sia in grado solo in parte di rispondere ai bisogni sociali e che le organizzazioni dell'economia sociale possano supportarlo.
- Questo dato conferma che l'economia sociale non è più vista come marginale o emergenziale, ma come parte integrante dell'architettura del welfare contemporaneo.
2. I Settori di Maggiore Impatto
I settori che beneficiano maggiormente del contributo dell'economia sociale sono quelli dei servizi alla persona, in particolare:
- Inclusione sociale dei gruppi vulnerabili (71,4%)
- Assistenza anziani e persone non autosufficienti (51,6%)
- Disabilità (51,6%)
- Servizi per l'infanzia, educativi, istruzione e formazione (41,3%)
Risultano meno visibili ambiti strategici come la sanità (23,0%), le politiche per l'abitare (18,3%) e quelle per la conciliazione ed equità di genere (7,9%), suggerendo una settorializzazione che potrebbe limitarne l'espansione.
3. Gli Obiettivi Perseguiti
L'economia sociale è percepita come maggiormente efficace nel rafforzare il welfare attraverso:
- La copertura di nuovi bisogni sociali (63,9% "molto")
- La promozione di reti multi-attore (60,3% "molto")
- L'innovazione dei servizi (46,7% "molto")
- La creazione di nuovi posti di lavoro (35,2% "molto")
È considerata meno efficace per l'incremento di risorse/investimenti, la collaborazione con la responsabilità sociale d'impresa (CSR, ESG), l'efficientamento della spesa e la valutazione dei servizi e della loro efficacia, evidenziando una debolezza strutturale nella cultura della valutazione.
4. Leve di Sviluppo e Attori Strategici
Le leve prioritarie per lo sviluppo dell'economia sociale sono considerate:
- Formazione e valorizzazione economica del lavoro (>90% di consenso)
- Leva finanziaria (86,9%)
- Processi e piattaforme collaborative (85,8%)
- Provvedimenti legislativi (78,9%)
Lo sviluppo dipende più dagli investimenti nelle persone e nei processi che da incentivi isolati. Le organizzazioni dell'economia sociale sono considerate il perno di future alleanze, affiancate da amministrazioni territoriali, società civile e fondazioni di erogazione.
5. Difficoltà e Competizione
Le maggiori difficoltà nella collaborazione tra organizzazioni dell'economia sociale sono perlopiù elementi interni, legati a mancanza di collaborazione, coordinamento, formazione e competenze del capitale umano. La competizione non ruota solo attorno a risorse finanziarie, ma soprattutto a relazioni privilegiate con i decisori (75,4%), indicando che l'accesso alle opportunità dipende dal posizionamento relazionale e dalla prossimità ai centri decisionali.
6. Il Ruolo del Terzo Settore
Gli esperti ritengono che le organizzazioni del Terzo Settore dovrebbero puntare a costruire coalizioni aperte anche a soggetti for profit (82,4%) e che riescono a conservare le proprie peculiarità operando in modo trasversale. Tuttavia, sono meno in grado di attrarre investimenti privati (41,4%) e alcuni mostrano resistenza culturale a temere di essere "fagocitati".
Sfide e Fattori d'Impatto
Per i prossimi 5 anni, la sfida prioritaria è la sostenibilità economica (55,6%). Seguono l'innovazione di prodotti/servizi, il potenziamento delle competenze e l'utilizzo delle tecnologie. I fattori che impatteranno maggiormente sull'economia sociale saranno i cambiamenti demografici (63,5%), l'aumento delle disuguaglianze (53,2%) e l'aumento della polarizzazione sociale (43,7%).
Il Secondo Welfare: Un Pilastro Non Emergente
La survey ha anche indagato il concetto di "Secondo Welfare", definito come l'insieme di interventi che affiancano quelli pubblici per offrire risposte innovative ai bisogni sociali, grazie all'apporto di attori economici e sociali in reti locali e collaborative. Gli esperti concordano che il secondo welfare non è una soluzione emergenziale, ma un pilastro consolidato del sistema di welfare italiano. Contribuisce ad allargare il perimetro di protezione sociale e a generare innovazione replicabile, senza minacciare i principi dell'universalismo o la privatizzazione. Al contrario, integra il welfare pubblico e ne rende più sostenibili i costi, alimentando logiche cooperative. Gli esperti sono più cauti, ma comunque positivi, sulla sua capacità di contenere le differenze territoriali, sebbene rimangano dubbiosi sulla sua efficacia in territori a basso capitale sociale, indicando la necessità di supportare tali interventi.
Conclusioni e Raccomandazioni
L'indagine evidenzia un'economia sociale in fermento, centrale per il welfare italiano ma ancora segnata da ambiguità concettuali e sfide operative. Per il futuro, gli esperti raccomandano:
- Giungere a una definizione condivisa e operativa di economia sociale, in linea con le indicazioni europee, che superi la rigida distinzione tra profit e non profit.
- Investire nelle risorse umane e nella formazione, valorizzando il lavoro sociale.
- Sviluppare capacità valutative e accountability.
- Promuovere alleanze collaborative e territoriali.
- Incentivare l'espansione settoriale dell'economia sociale in ambiti cruciali ma meno presidiati (es. abitare, salute mentale, transizione ecologica).
- Riconoscere il ruolo politico e relazionale dell'economia sociale.
- Anticipare i cambiamenti sociali, adottando modelli flessibili.
Questi risultati sottolineano l'importanza di un dialogo costante e una strategia chiara per massimizzare il potenziale dell'economia sociale nel rispondere ai bisogni complessi della società italiana.