Il Piano italiano per l’Economia Sociale presentato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e ora aperto alla consultazione pubblica, rappresenta un passaggio cruciale per il futuro dell’economia del nostro Paese.
Sulla bozza è stata infatti indetta una consultazione pubblica per consentire alle organizzazioni di rappresentanza e agli altri soggetti interessati di presentare osservazioni e proposte entro il prossimo 12 novembre. Il documento costituisce quindi una “proposta” di piano e diverrà definitivo solo all’esito della consultazione e della definitiva approvazione. È dunque suscettibile di modifiche e integrazioni, che possono essere avanzate per concorrere a migliorarne il testo.
Il Piano riconosce l’economia sociale come pilastro del nuovo modello europeo di sviluppo, coerente con le transizioni verde, digitale e demografica, e apre la strada a una nuova idea di competitività, fondata sulla cooperazione, sulla cura delle relazioni e sulla creazione di valore condiviso.
L’obiettivo del Piano è di perimetrare i soggetti facenti parte dell’ecosistema dell’economia sociale e di individuare le azioni e le iniziative volte a promuovere le attività e lo sviluppo dei relativi modelli organizzativi al fine di favorire il perseguimento di finalità di interesse generale e collettivo.
Come ha spiegato Lucia Albano – Sottosegretaria del MEF con delega all’economia sociale che ha supervisionato e sostenuto la prosecuzione dei lavori – questo momento segna una tappa fondamentale nel processo di sviluppo dell’economia sociale nel contesto italiano, ormai già avviato, e in alcuni casi consolidato, a livello locale.
Obiettivi e Chiarificazione Definizionale
L’obiettivo principale del Piano è promuovere la crescita dell’economia sociale fornendo un riferimento e una guida applicabile su tutto il territorio nazionale, adattando la cornice europea al contesto italiano.
Il Piano affronta direttamente la confusione definitoria che spesso connota impropriamente la relazione tra Terzo Settore ed enti dell’economia sociale. Attraverso questa operazione di sintesi, il Piano definisce indirettamente cosa debba considerarsi economia sociale e cosa no, chiarendo la forma giuridica degli enti, le attività svolte e i principi guida. A tal fine, è auspicato il superamento delle logiche verticistiche e di resistenza del Terzo Settore, spesso più interessato a difendere le proprie specificità che a contribuire allo sviluppo sinergico dell'ES.
Le organizzazioni titolate a far parte dell'economia sociale sono connotate dalla vocazione a ricercare il primato delle persone, della società e dell’ambiente rispetto al mero profitto. Devono inoltre dimostrare la volontà di reinvestire gli utili in attività di interesse generale o collettivo e seguire logiche di governance democratica o partecipativa. Tali enti divengono titolari della legittima pretesa di accedere ad appositi strumenti di sostegno, agevolazioni fiscali e politiche pubbliche dedicate.
Contenuti e Aree di Intervento Prioritarie
Il Piano si concentra su diverse leve di sviluppo:
- Strumenti Finanziari: Viene posta enfasi sul tema degli strumenti finanziari, riconosciuti come leva principale per lo sviluppo di lungo periodo. Il Piano sollecita il pieno riconoscimento delle specificità delle organizzazioni dell’economia sociale e invita tali enti a usufruire pienamente della disciplina sugli aiuti di Stato e sui Servizi di Interesse Economico Generale (SIEG).
- Lavoro e Istituzioni: Si prevede l'istituzione di una struttura competente presso il Ministero per sopperire alla mancanza di un organismo deputato allo sviluppo dell'ES. Sul versante del lavoro, il Piano promuove azioni rivolte all’inserimento e valorizzazione delle competenze di persone fragili.
- Amministrazione Condivisa e Settori Strategici: Un elemento chiave è lo strumento dell’amministrazione condivisa, che mira a promuovere la co-programmazione e la co-progettazione tra settore pubblico e settore privato. Le aree di intervento individuate includono la transizione ecologica e l’urbanistica, attraverso la promozione dell’housing sociale e della rigenerazione urbana.
- Formazione: Il Piano include una vocazione formativa, con l’inserimento dell’economia sociale nei percorsi educativi scolastici, universitari e professionali, partendo dall’assunto che la conoscenza dell’ES sia ancora a uno stato iniziale.
- Triangolazione Settoriale: Si incoraggia inoltre una dinamica tripolare che coinvolga non solo pubblico e Terzo Settore, ma anche il settore privato, nella produzione di valore sociale, come già avviene in iniziative di welfare aziendale.