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COOPERAZIONE E PARTECIPAZIONE

Confcooperative incontra Monsignor Delpini, arcivescovo di Milano e presidente della CEI lombarda, in occasione delle celebrazioni per il 1° maggio.

martedì 30 aprile 2024

Ecco la forza del mondo della cooperazione: la consapevolezza dei piccoli, la forza di Davide contro Golia, la possibilità di sfida verso le multinazionali e la finanza anonima che governa le nostre economie”, questo uno dei passaggi fondamentali del discorso tenuto questa mattina da Monsignor Delpini a Confcooperative Lombardia in occasione della Festa del Lavoro. 

 

«Il 1° maggio è festa fondante della cooperazione – afferma Massimo Minelli, presidente di Confcooperative Lombardia, accogliendo l’arcivescovo di Milano, Monsignor Delpini, nella sede lombarda dell’organizzazione – perché sono i cooperatori i padroni delle loro aziende, sia in quanto lavoratori, sia in quanto fruitori o conferitori”. 

 

La vigilia del primo maggio, Festa del Lavoro, è stata l’occasione per un confronto tra la dirigenza di Confcooperative Lombardia e Monsignor Delpini sui temi del lavoro e della rappresentanza. 

 

Il presidente di Confcooperative Lombardia ha illustrato all’arcivescovo i numeri della cooperazione lombarda che trova i suoi fondamenti nella Dottrina Sociale della Chiesa: 100mila lavoratori, oltre 500mila soci, 10 miliardi di euro di volume d’affari, oltre 6000 lavoratori svantaggiati inseriti nelle cooperative di tipo B, la gestione di 2/3 dei servizi di welfare legati alla disabilità, il 70% della produzione di latte della regione. 

 

E ha poi messo l’accento sul lavoro che cambia, sull’economia che passa dai beni materiali alla gestione dei dati, alle piattaforme, alla digitalizzazione, in una sempre più marcata finanziarizzazione dei mercati, sempre più impersonali, anonimi e slegati dai vari territori. L’esatto contrario di ciò che fa la cooperazione, che non delocalizza, che è legata alle aree dove nasce, perché lì vivono le persone, che offre servizi a km zero e che spesso resiste anche in zone dove ogni altra forma di impresa e di economia viene meno. 

 

Dopo tre testimonianze di cooperatori dedicate alle imprese recuperate (workers buyout), nello specifico la cooperativa Patrol Line di Albavilla; alla cooperazione che opera nelle carceri con la coop. AeI di Milano; alla cooperazione agricola nelle parole della direttrice della Fondazione Grana Padano, ha preso la parola Don Mario Diana, delegato CEI per Confcooperative. 

 

Don Diana ha ricordato l’impegno di Confcooperative per la preparazione della Settimana Sociale della Chiesa italiana che si svolgerà a Trieste e ribadito il lavoro della cooperazione tutta per dare concretezza alla ‘Fratelli Tutti’, l’enciclica sociale di papa Francesco, edita nel 2020. “Confcooperative rappresenta quella economia che ha a che fare con le storie delle persone – sostiene Don Diana – e che è essa stessa generativa e rigenerativa”, citando la storia di un convento abbandonato nell’hinterland milanese dove oggi operano con profitto diverse cooperative sociali. 

 

E’ toccato poi all’arcivescovo l’onore di salutare soci, lavoratori e dirigenti lombardi della cooperazione. 

 

Di seguito, la sintesi del suo intervento. 

 

Cari amici cooperatori di Confcooperative,  

                     in questa vigilia del primo maggio sono qui a celebrare l’alleanza tra la Chiesa di Milano e un certo modo di lavorare, di produrre e di organizzare il lavoro stesso. Non tutti i modi di dirigere e organizzare il lavoro sono virtuosi: non lo è, ad esempio, quello della finanza anonima che produce profitti stratosferici senza guardare in faccia le persone. La nostra sensibilità di Chiesa e di credenti è certamente più vicina al mondo della cooperazione e anche alla finanza cooperativa. In questo senso, l’esempio centenario delle Banche di Credito Cooperativo è un valore immenso da preservare. 

Non si vuole negare il profitto, anzi. Ma il profitto deve essere finalizzato al benessere della persona. Tutta la dottrina sociale della Chiesa ha e mantiene al centro la persona, che non è l’individuo, attenzione! L’individuo è il singolo, portatore di interessi particolari e individuali, appunto; la persona, viceversa, è l’uomo al centro di relazioni sociali.  

E il modo di organizzare il lavoro che porta avanti il mondo della cooperazione ha come fine ultimo non il garantire la libertà e i diritti dell’individuo ma, appunto, salvaguardare i legami sociali. Non a caso, sono le cooperative a restituire il lavoro ai lavoratori delle aziende che falliscono così come è il mondo della cooperazione ad animare le comunità, anche le più piccole e più lontane dai centri urbani. Così come sono le cooperative che si prendono cura degli ultimi, che sono le persone in carcere, certamente, come abbiamo sentito, ma sono anche gli emarginati, gli esclusi, tutti coloro che, nella frenetica società moderna, restano indietro. 

Questa è la forza del mondo della cooperazione, la consapevolezza dei piccoli, la forza di Davide contro Golia. Questo fa sì che la cooperazione possa stare sul mercato allo stesso modo di come ci stanno la finanza, la grande impresa e le multinazionali miliardarie. L’una cosa non esclude l’altra: anzi, i piccoli del mondo della cooperazione sono in grado di sfidare i grandi di cui si compone la stragrande maggioranza dell’economia contemporanea.  

La sfida è sull’eccellenza, sul fare bene le cose, sulla cura, che è cura delle persone così come cura delle opere, il modello sartoriale di agire proprio di tante cooperative che operano nei nostri territori. 

E poi, naturalmente, il mettersi insieme, la solidarietà e l’agire comune di tanti piccoli fa sì che la cooperazione sia in grado di sfidare la grande impresa e la finanza dai profitti giganteschi. 

E ancora, la dimensione internazionale della cooperazione, con cooperative che si ritrovano in ogni paese d’Europa e anche organizzazioni internazionali della cooperazione, fuori ma anche dentro l’Unione Europea. Ed è l’Unione Europea, ogni tanto, ad essere un po’ miope su questo fenomeno, su questa possibilità di organizzare il lavoro non tanto per il profitto ma per la dignità della persona e per il bene comune. Questa è caratteristica precipua della cooperazione ed è lì che la cooperazione deve trovare la dignità del suo modo di essere, di esistere e anche di resistere. Buon primo maggio a tutti, buona Festa del Lavoro”. 

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