Celebrare la Liberazione significa ribadire che antifascismo, democrazia e solidarietà sono valori non negoziabili su cui costruire il futuro. In un tempo in cui si prova ad offuscarli o a relativizzarli, le cooperative si schierano dalla parte della Costituzione e della memoria. Custodire la memoria del 25 aprile significa rafforzare la nostra coscienza civile, sapendo che la libertà riconquistata allora è un bene da difendere ogni giorno.
Il contributo della cooperazione alla Liberazione non è da misurare soltanto con il sacrificio di chi ha combattuto e dato la vita, ma anche nei valori di solidarietà, coesione sociale, partecipazione democratica e democrazia economica che diventarono un pilastro, sancito dalla Costituzione, nella ricostruzione del Paese.
Questo anniversario non è solo una commemorazione storica, ma un'occasione per riflettere insieme sul cammino percorso e sull'orizzonte che ci attende. Per l’Italia, significa ricordare da dove veniamo – il buio della dittatura e della guerra superato dall’unità e dal coraggio –, per noi cooperatori, riaffermare il ruolo fondamentale che la cooperazione svolge, ieri come oggi, nel proteggere e promuovere concretamente valori irrinunciabili come pace, giustizia e libertà.
In questa giornata occorre ricordare il ruolo che le cooperative ebbero in quella lotta. Il movimento cooperativo italiano vanta una lunga tradizione di solidarietà e mutualismo, che il regime fascista cercò di spezzare. Già nel 1922, alla vigilia della Marcia su Roma, le squadre fasciste devastarono centinaia di cooperative.
La Confederazione Cooperativa Italiana (Confcooperative) affonda le sue radici nella tradizione delle cooperative bianche, espressione del mondo cattolico sociale, che già dalla fine dell’Ottocento promuoveva forme di mutualismo popolare, emancipazione e sviluppo dei territori. Proprio per la loro autonomia e per la capacità di generare partecipazione democratica dal basso, queste realtà furono viste come un ostacolo da eliminare.
Nel 1927 anche la Confederazione Cooperativa Italiana fu sciolta; molti cooperatori, nelle campagne e nelle città, subirono la violenza feroce del regime. Negli anni seguenti Mussolini inquadrò la cooperazione nel sistema corporativo fascista, azzerandone l'autonomia. Nonostante la repressione, lo spirito cooperativo restò vivo: molti cooperatori presero parte alla Resistenza, altri continuarono a operare clandestinamente, pagando la loro scelta di libertà anche con il carcere o con la vita.
Uno, tra i tanti esempi sul nostro territorio, quello della Cooperativa La Nostra Casa di Cinisello. In contatto con partigiani cattolici come Paolo Brigatti, socio della cooperativa e combattente tra le fila delle ‘Brigate Garibaldi’, offrirono appoggio logistico, viveri e assistenza ai combattenti. Nel cortile della cooperativa, don Battista Testa riceveva messaggi e richieste di aiuto da trasmettere a esponenti del CLNAI e agli Alleati. Questo impegno fu ufficialmente riconosciuto dal Comando Generale delle Brigate d’Assalto Garibaldi, che in una lettera del novembre 1944 ringraziò formalmente la cooperativa per il contributo offerto alla lotta di Liberazione, definendolo “un aiuto che si è protratto fino agli ultimi giorni di guerra”.
Finita la guerra, il 15 maggio 1945, la Confederazione Cooperativa Italiana fu ufficialmente ricostituita. Ed è per questo motivo che quest’anno, assieme all’ottantesimo dalla Liberazione, ricordiamo anche gli 80 anni dalla ricostituzione della Confcooperative, omaggio a quel riscatto storico e ai valori di democrazia e giustizia che la Resistenza ha consegnato al Paese. Lo statuto la definiva come "un movimento di liberi e indipendenti cooperatori, aperto a tutti coloro che riconoscono nella cooperazione un'idea di fratellanza umana e un metodo di giustizia sociale”. Nel 1948 la Repubblica sancì definitivamente nella Costituzione (art.45) la funzione sociale della cooperazione e l'impegno a favorirne lo sviluppo. Un tributo a un movimento che aveva sofferto sotto il fascismo e che ora diventava pilastro della nuova Italia libera, contribuendo a consolidare la giovane democrazia.
Cosa significa oggi ricordare il 25 aprile? Significa tenere alta la guardia di fronte alle minacce contemporanee alla libertà, diverse da quelle di ottant'anni fa ma altrettanto insidiose. Il ritorno di potenze imperiali: la tentazione di potenze globali di ridefinire equilibri e confini con la forza o la pressione economico-politica. L'incertezza dell'Europa unita: spesso l'Unione Europea appare debole e divisa, incapace di agire con decisione. Queste esitazioni rischiano di lasciare campo libero a chi minaccia la pace e la democrazia. L'indifferenza e la perdita della memoria storica: col passare delle generazioni cresce il rischio di dimenticare cos'erano il fascismo e la Resistenza e, se i cittadini smettono di vigilare, la libertà corre il rischio di erodersi, a poco a poco.
Queste sfide, pur diverse da quelle del 1945, richiedono lo stesso spirito di vigilanza e unità democratica. In fondo, il 25 aprile ci ricorda che la libertà – costata tanto sangue – non è mai definitiva: ogni generazione deve vigilare e impegnarsi per difenderla di fronte ai pericoli del proprio tempo.
Cooperative: tradurre la memoria in azione
Il 25 aprile impegna le cooperative a tradurre la memoria in azione quotidiana. Per il movimento cooperativo significa essere ogni giorno presìdi di democrazia economica, educando i soci alla partecipazione attiva e al senso civico, e anteponendo sempre il bene comune al profitto.
Allo stesso tempo, il modello cooperativo incarna concretamente il principio di solidarietà e di democrazia partecipativa. Ogni socio conta una testa, un voto indipendentemente dal capitale investito. Questa prassi quotidiana dimostra che esiste un'alternativa all'individualismo e alla legge del più forte: un'economia in cui libertà significa partecipazione, condivisione e rispetto reciproco.
Sul solco di questa eredità partigiana, le cooperative italiane rinnovano il proprio impegno a promuovere uno sviluppo equo e inclusivo, a contrastare ogni minaccia alla convivenza civile e a custodire la memoria e i valori della Resistenza.
Ottant'anni dopo, il testimone è nelle nostre mani. E mai come oggi questo impegno è attuale. Il 2025 è stato proclamato Anno Internazionale delle Cooperative dalle Nazioni Unite, un riconoscimento globale al valore di questo modello. Allo stesso tempo, l’economia sociale – di cui le cooperative sono colonna portante – è oggi indicata tra i pilastri strategici dell’economia europea, per la sua capacità di coniugare crescita, inclusione, sostenibilità e partecipazione democratica.
Difendere la libertà, in questo contesto, significa anche rafforzare il ruolo delle cooperative nel futuro dell’Europa: imprese che non lasciano indietro nessuno, che educano alla cittadinanza, che mettono al centro la persona. È questo, oggi, il senso profondo della nostra memoria.