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L'OFFERTA DI NIDI E SERVIZI INTEGRATIVI PER LA PRIMA INFANZIA

Secondo l'Istat nell’anno educativo 2021/2022 erano attivi 13.518 nidi e servizi integrativi per la prima infanzia con oltre 350mila posti autorizzati, il 48,8% dei quali a titolarità pubblica.

lunedì 11 dicembre 2023

A causa del calo delle nascite, e dunque dei potenziali utenti dei servizi, si riduce gradualmente il gap fra bambini e posti nei nidi, la frequenza si avvicina al target europeo fissato per il 2010 (33%) ma resta ampia la distanza rispetto al target per il 2030 (45%).

 

In ripresa dopo la pandemia l’offerta dei nidi (+1.780 posti), ma le richieste di iscrizione sono in gran parte insoddisfatte, soprattutto al Mezzogiorno (66,4% nel pubblico, 48,7% nel privato).

 

Nell’accessibilità al servizio penalizzate le famiglie più povere, sia per i costi delle rette, sia per la carenza di nidi in diverse aree del Paese.

 

Nell’anno educativo 2021/2022, sebbene risulti evidente ancora l’impatto della pandemia sulla frequenza del nido, è in aumento la domanda in molti dei servizi contattati (45%), soprattutto al Mezzogiorno (47,7%). Si stima anche una grande frequenza delle richieste di iscrizione non accolte per carenza di posti: il 63% dei nidi pubblici e il 40,7% dei privati non hanno accolto ad inizio anno tutte le domande pervenute. Soprattutto nel Mezzogiorno è stata più avvertita la pressione sui servizi da parte delle famiglie e le barriere all’accesso hanno lasciato bambini in lista d’attesa in oltre due terzi delle unità di offerta pubbliche e in quasi la metà di quelle private.

 

Sono molto eterogenei i criteri utilizzati dai Comuni per la formulazione delle graduatorie, ne derivano diverse condizioni di accessibilità e inclusività dei servizi sul territorio. Tra i requisiti che danno diritto a un punteggio di priorità, quelli più utilizzati (da quasi tutti i Comuni) sono inerenti al lavoro dei genitori. Le famiglie con entrambi i genitori che lavorano, in particolare, ottengono il punteggio massimo più frequentemente, in quasi la metà dei Comuni interessati (49,5%). La conciliazione tra famiglia e lavoro resta dunque elemento centrale per le graduatorie di accesso al nido.

 

Le condizioni di svantaggio economico delle famiglie nella maggior parte dei casi non comportano la priorità nell’accesso al nido pubblico, salvo i casi di grave disagio socio-economico certificato dai servizi sociali. Le condizioni economiche, tuttavia, possono avere un ruolo importante nella definizione delle rette a carico delle famiglie.

 

Persistono gli squilibri nel profilo socio-economico delle famiglie che utilizzano il nido. I bambini che frequentano il nido hanno più spesso entrambi i genitori occupati, con un maggiore livello di istruzione e con un reddito più alto rispetto ai bambini che non frequentanovi . L’accessibilità economica del nido, ossia il costo elevato delle rette, unitamente alle barriere all’accesso dovute alla scarsità di posti, rappresentano ancora un ostacolo per molte famiglie, nonostante i contributi introdotti dallo Stato e da diverse Regioni.

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