L'Ostinazione per l'Agenda 2030 in un Mondo in Regressione
Dal Rapporto ASviS 2025, emerge un quadro di persistenza e realismo critico riguardo all'attuazione dell'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. A dieci anni dalla firma dello storico documento da parte dei 193 Paesi membri dell'ONU nel 2015, l'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) si dichiara ostinata nel credere nei valori promossi dalla Conferenza Rio+20, che promettevano di "mettere fine a povertà e fame, ridurre le disuguaglianze, proteggere il Pianeta". L'anno 2015 viene ricordato come un punto alto della storia umana, arricchito anche dall'Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco.
Tuttavia, il Rapporto ASviS 2025 descrive con precisione, non solo statistica, come tali valori e impegni siano continuamente calpestati, dimenticati o esplicitamente rifiutati. L'Alleanza si definisce non cieca e non stupida, riconoscendo le enormi problematiche che generano conflitti, la concentrazione di potere economico e politico, e le manovre che utilizzano la disinformazione e le fake news per indebolire le istituzioni democratiche e aumentare povertà e fame.
 
Lo scenario internazionale: tra regressione e la crisi triplice
Il sedicesimo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG 16), che riguarda pace, democrazia e tutela dei diritti, viene messo in primo piano come pilastro fondamentale. Gli orrori dei conflitti in corso, in Ucraina, Medio Oriente e altrove, sollevano un drammatico interrogativo sulla nostra capacità di essere costruttori di pace.
I dati globali sono allarmanti: secondo il Rapporto ONU citato, il mondo è sulla buona strada per conseguire solo il 18% dei Target entro il 2030, mentre si osserva un regresso nel 18% dei casi rispetto a dieci anni fa. L'instabilità geopolitica è un fattore determinante, con 59 conflitti armati attivi, il livello più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale. La spesa militare globale ha raggiunto il livello record di oltre 2.700 miliardi di dollari.
A fronte di un aumento delle esigenze umanitarie, si registra un drammatico taglio del 30% (rispetto al 2023) nei fondi destinati al sistema delle Nazioni Unite nel 2025. Ciononostante, la diplomazia internazionale ha conseguito risultati, come l'adozione dell’“Impegno di Siviglia per la finanza allo sviluppo” a fine giugno 2025 (cui hanno aderito quasi tutti i Paesi), riconfermando la determinazione a perseguire gli SDGs e orientare i bilanci pubblici e la finanza privata in tal senso.
 
I ritardi e le contraddizioni dell’Unione europea
Il Rapporto evidenzia come l'Unione Europea (UE) stia perdendo il suo ruolo di “campionessa dello sviluppo sostenibile” a causa di contraddizioni drammaticamente evidenti tra gli impegni assunti e le decisioni politiche concrete.
Analizzando gli indicatori compositi medi europei rispetto al 2010, per cinque Goal si riscontra una crescita significativa (come energie rinnovabili e lotta al cambiamento climatico) e un deciso miglioramento per la parità di genere. Parallelamente, tuttavia, per tre Goal si rileva addirittura un peggioramento: disuguaglianze, qualità degli ecosistemi terrestri e partnership.
Nonostante le istituzioni europee abbiano riaffermato l'impegno all’Agenda 2030 e a contrastare la grave triplice crisi planetaria (clima, biodiversità, inquinamento), le scelte concrete mostrano incoerenze. Alcuni esempi di queste contraddizioni includono l’assenza di una valutazione sull’impatto delle spese militari sul conseguimento degli SDGs e l’arretramento di alcune politiche commerciali improntate alla sostenibilità. Le eccessive semplificazioni sulla rendicontazione di sostenibilità (CSRD e CS3D) rischiano inoltre di indebolire in modo significativo il quadro normativo europeo, esponendo l’Unione a maggiori rischi finanziari.
 
La situazione italiana: arretramenti e obiettivi mancati
Per quanto riguarda l'Italia, il Rapporto ASviS 2025 evidenzia un ritardo su quasi tutti gli Obiettivi. Tra il 2010 e il 2024, il Paese registra un arretramento per ben sei Goal: tra i quali sconfiggere la povertà (Goal 1), ridurre le disuguaglianze (Goal 10), pace, giustizia e istituzioni solide (Goal 16) e partnership per gli Obiettivi (Goal 17). Solo il Goal 12, relativo all’economia circolare, mostra un forte aumento.
La gravità della situazione italiana è confermata dal fatto che su 38 target quantitativi europei o nazionali da raggiungere entro il 2030, ben ventidue (58%) non appaiono raggiungibili. Questa realtà, vissuta quotidianamente da milioni di persone e imprese, non sembra essere al centro del dibattito mediatico e politico. Le scelte politiche adottate nel 2025 non solo non hanno determinato l’accelerazione necessaria, ma in diversi casi appaiono in chiaro contrasto con la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (SNSvS) approvata nel settembre 2023.
Lo scenario di breve periodo non è più roseo: l’Allegato sugli indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES) del Governo prevede una sostanziale stabilità sugli insoddisfacenti livelli raggiunti nel 2025 per fenomeni come la povertà assoluta, la disuguaglianza economica e la speranza di vita in buona salute per il triennio 2026-2028.
 
Le proposte ASviS per l'accelerazione trasformativa
Per invertire la rotta, l’ASviS propone la realizzazione di un Piano di Accelerazione Trasformativa (PAT), basato su cinque leve trasformative e sei punti d’ingresso chiave (come benessere e capacità umane, economie sostenibili, e decarbonizzazione dell’energia).
Tra le proposte chiave per la governance, si sottolinea l'importanza di rafforzare le politiche pubbliche nell’ottica dello sviluppo sostenibile e della tutela delle future generazioni. L'Alleanza accoglie con soddisfazione la proposta di introdurre la Valutazione di Impatto Generazionale (VIG) delle nuove leggi, un principio che promuove l’equità intergenerazionale. Inoltre, si chiede un’urgente revisione della SNSvS entro i primi mesi del 2026 e la definizione del PAT da parte della Presidenza del Consiglio entro metà 2026, per influenzare la Legge di Bilancio 2027.
Sul fronte economico e sociale, l’obiettivo è accrescere la qualità, la sostenibilità e l’equità del sistema economico. Le proposte riguardano il potenziamento delle politiche occupazionali stabili e di qualità, la promozione di una Giusta Transizione e la lotta alla povertà minorile, ad esempio attraverso la definizione di un Livello Essenziale delle Prestazioni (LEP) per la refezione scolastica nelle primarie, da rendere accessibile e gratuito per gli alunni in povertà.
In materia di decarbonizzazione e accesso universale all'energia, si ritiene fondamentale che il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) venga rivisto, alzando il livello d’ambizione. Per accelerare la transizione energetica, l’ASviS ripropone l'approvazione di una legge nazionale sul clima e l'obiettivo di portare le rinnovabili nel settore elettrico al 100% entro il 2035.
Infine, per proteggere i beni comuni ambientali, si richiede di dare piena attuazione agli articoli 9 e 41 della Costituzione riformati, definendo un Piano integrato per la protezione e il ripristino della natura. Un’azione critica riguarda il colmare il deficit di finanziamento delle infrastrutture idriche (stimato in due miliardi di euro all’anno) e risolvere il drammatico fenomeno delle perdite di rete entro il 2030.
L’urgenza di accelerare le azioni che possano portare l'Italia sul sentiero dell’Agenda 2030 è l'impegno centrale dell'ASviS, che, pur in un contesto difficile, continua a denunciare le enormi distanze tra promesse e risultati concreti, proponendo soluzioni elaborate con concretezza e spirito collaborativo.