Breaking coop

FINANZA ETICA ED ECONOMIA SOCIALE

Secondo la ricerca “Finanza Etica ed economia sociale: sfide e prospettive per il Terzo settore”, il Terzo settore italiano rappresenta un attore fondamentale per la coesione sociale e il welfare, ma continua a incontrare difficoltà significative nell’accesso al credito bancario.

mercoledì 26 novembre 2025

C’è un’Italia che lavora silenziosamente per la coesione sociale, che anima il welfare e sostiene comunità fragili. È l’universo dell’economia sociale: oltre 428 mila organizzazioni, 1,9 milioni di occupati e più di 5,5 milioni di volontari. Un mondo che vale quasi il 9% del PIL nazionale, ma che fatica a trovare ascolto quando si tratta di credito e strumenti finanziari.

 

Lo racconta la recente ricerca “Finanza Etica ed economia sociale: sfide e prospettive per il Terzo settore”, frutto della collaborazione tra Banca Etica, il Forum Nazionale del Terzo Settore e AICCON.

 

Il quadro che emerge è in chiaroscuro. Da un lato, le organizzazioni del Terzo settore sono fortemente bancarizzate: il 98,1% possiede un conto corrente e il 22% si appoggia a più banche. Dall’altro, la soddisfazione verso gli istituti di credito è solo moderata: appena due enti su cinque si dichiarano soddisfatti.

 

Il rapporto con la finanza tradizionale resta complesso, soprattutto quando si parla di accesso al credito. Solo il 9,2% delle organizzazioni ricorre a prestiti a breve termine e appena il 6% a finanziamenti di medio-lungo periodo. E il dato più eloquente è che l’intero Terzo settore riceve appena l’1% dei prestiti bancari erogati alle imprese italiane. Dal 2019 a oggi, i finanziamenti alle istituzioni senza scopo di lucro si sono ridotti di 1,4 miliardi di euro, nonostante il taglio dei tassi.

 

Non mancano segnali di resilienza. Le organizzazioni hanno affrontato pandemia, inflazione e tensioni geopolitiche con prudenza e capacità di adattamento. Ma l’aumento dei costi e l’incertezza sul futuro impongono nuove sfide: reperire risorse, innovare i modelli di sostenibilità, costruire relazioni più solide con il sistema finanziario. In questo scenario, la finanza etica si conferma un attore chiave. Banca Etica, ad esempio, destina il 45% dei propri crediti a enti non profit e cooperative sociali, percentuale che sale al 60% includendo tutte le imprese cooperative.

 

Un modello che dimostra come sia possibile coniugare solidità economica e impatto sociale.

Il mondo assicurativo appare più vicino: l’86% delle organizzazioni è coperto e la soddisfazione supera l’86%, grazie alla presenza di prodotti dedicati. Tuttavia, anche qui prevale un approccio difensivo, limitato agli obblighi normativi.

 

La ricerca non è solo un’analisi statistica: è il ritratto di un settore vitale, che chiede di essere riconosciuto come interlocutore strategico per lo sviluppo del Paese. Perché senza credito, senza strumenti finanziari adeguati, il rischio è che la forza propulsiva dell’economia sociale resti imbrigliata. E in un tempo di crisi e disuguaglianze crescenti, sarebbe una perdita che nessuno può permettersi. 

 

Documenti da scaricare

Resta informato