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EDUCARE CON IMMAGINAZIONE, CRESCERE IN RETE

Elisa Rota ha presentato alla nostra Assemblea la storia di Alchemilla, una cooperativa che nasce dalla profonda convinzione che bambini, bambine, ragazzi e ragazze debbano essere coinvolti attivamente nelle scelte che riguardano il loro presente e il loro futuro. Un principio che guida ogni progetto, ogni azione, ogni dialogo.

mercoledì 18 giugno 2025

In genere, a raccontare la nostra realtà è Francesca, la nostra vicepresidente, che ha una capacità straordinaria di trasmettere ciò che siamo. Oggi però tocca a me, e vi parlerò di Alchemilla con la consapevolezza di rappresentare un’esperienza collettiva, fatta di legami, visioni e alleanze.

 

Siamo una cooperativa piccola, è vero. Ma non per questo isolata. Fin dall’inizio, abbiamo scelto di lavorare in rete, costruendo relazioni con altre cooperative, con l’università, con i soci sovventori. Siamo sostenute dal CFI, dalla Fondazione Giordano dell’Amore e da chi, come noi, crede che l’unione generi impatto. Piccolo è bello, sì, ma da solo forse non è più sufficiente.

 

Alchemilla è nata da una domanda semplice e profonda: che impatto può avere la cultura sulle nuove generazioni? La nostra risposta è stata provare a coniugare educazione e cultura, immaginando progetti che fossero partecipativi, creativi, accessibili. Il nostro essere cooperativa non è solo una forma giuridica, ma una scelta politica: crediamo che il nostro lavoro debba generare impatto reale, offrendo possibilità concrete a chi troppo spesso resta escluso.

 

Nel tempo, abbiamo scoperto tre "sorprese", che sono diventate i pilastri del nostro agire:

  1. I luoghi della cultura sono spesso inaccessibili. Non solo fisicamente, ma anche dal punto di vista cognitivo e partecipativo. Rendere questi spazi realmente aperti significa abbassare la soglia di accesso, costruire ponti, non barriere.

  2. Le nuove generazioni – e più in generale le persone escluse – parlano linguaggi diversi. Non meno complessi, ma più immaginifici, più metaforici. Non si tratta di semplificare, ma di valorizzare queste competenze spesso invisibili. L’immaginazione non è un gioco da bambini: è una risorsa per visionari, come ci ricorda Resnick del MIT nel suo Lifelong Kindergarten.

  3. La cultura può e deve essere strumento di visione. Einstein diceva che ogni atto scientifico nasce da un atto di immaginazione. E noi crediamo che anche il cambiamento sociale nasca così: da uno sguardo nuovo sul mondo. Come il calabrone, che secondo la fisica non potrebbe volare, eppure vola. Così anche la cooperazione sociale si muove controvento, per costruire impatto, anche economico.

 

Una delle nostre esperienze più emblematiche è il progetto con il Museo del Teatro alla Scala: una audioguida realizzata dai bambini tra i 3 e i 6 anni, pensata per gli adulti. Uno scambio di ruoli che ci ricorda quanto l’infanzia possa essere maestra, se solo sappiamo ascoltarla.

 

Oggi stiamo affrontando una nuova sfida: portare nel digitale la stessa cura che mettiamo nel lavoro educativo. Insieme a partner del mondo bancario, stiamo sviluppando una piattaforma sicura e inclusiva che raccolga e diffonda le idee dei bambini, degli esclusi, di chi spesso non ha voce.

 

Perché il digitale può e deve essere nutrito da questi sguardi. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale si alimenta di contenuti prodotti da una cultura dominante – spesso maschile, aggressiva, poco collaborativa – noi vogliamo proporre un’alternativa.

 

Produrre contenuti gentili, immaginativi, cooperativi non è solo un’azione educativa: è un gesto politico. Perché anche l’intelligenza si educa. E se vogliamo costruire un futuro diverso, dobbiamo iniziare da ciò che mettiamo nei suoi motori: visioni, sogni, voci che non si erano mai sentite prima.

 

Noi ci crediamo. E continueremo a lavorare, con passione e in rete, perché ogni bambino possa vedere, immaginare, creare – e insegnarci a farlo.

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