Le cooperative di comunità si stanno affermando come un modello innovativo e sempre più diffuso per generare sviluppo inclusivo, sostenibile e partecipato, in particolare nelle aree interne e nei contesti urbani segnati da disagio sociale ed economico. Questo fenomeno, in continua espansione nonostante l'assenza di una normativa nazionale specifica e di misure di sostegno dedicate, è stato analizzato nel Rapporto "Economie di luogo: fotografia e dimensioni qualitative delle cooperative di comunità" di AICCON, supportato da Legacoop.
La fotografia aggiornata rivela che le cooperative di comunità mappate nel 2025 sono 321 – di cui 220 già registrate e 101 in corso di registrazione – e operano in oltre 70 province italiane. Queste realtà si configurano come veri e propri laboratori di economia di luogo, capaci di coniugare in modo efficace impresa, partecipazione civica e cura dei beni comuni.
Dimensioni e Fattori di Origine
Le realtà censite mostrano un’ampia distribuzione territoriale e una notevole diversità tipologica. Sebbene molte di esse, in particolare il 65% delle aderenti a Legacoop, siano collocate nelle aree interne e il 69% in Comuni con meno di 5.000 abitanti, esse sono presenti anche nei quartieri urbani fragili, dove contribuiscono attivamente alla rigenerazione sociale e culturale. Nelle aree interne, rispondono a problemi di spopolamento, carenza di servizi e necessità di valorizzare risorse dormienti.
La loro costituzione non è solo una reazione a condizioni di fragilità, ma anche l'esito dell’attivazione di risorse latenti. I dati evidenziano che il 29% delle cooperative è nato per far fronte a forme di vulnerabilità sociale, e il 12% in risposta a vulnerabilità dal punto di vista urbano e ambientale. Accanto a questa dimensione del bisogno, si afferma la dimensione proattiva delle risorse: il 22% delle cooperative ha avuto origine grazie alla spinta di gruppi di cittadini particolarmente motivati, mentre il 16% ha valorizzato risorse locali "dormienti". Una quota significativa ha beneficiato anche del supporto istituzionale iniziale, con il 13% che ha tratto vantaggio dalle relazioni con la pubblica amministrazione e l’8% dal supporto delle organizzazioni di rappresentanza cooperativa.
Caratteristiche: Diversificazione e Funzioni
Le cooperative di comunità si distinguono per una forte diversificazione delle attività, operando in ambiti strategici per lo sviluppo locale. I settori di attività spaziano dal turismo e la cultura alla cura e tutela ambientale, passando per i servizi educativi, la formazione professionale, i servizi sociali e la rigenerazione urbana. Questa pluralità di funzioni permette loro di farsi carico di bisogni concreti e complessi, spesso trascurati dal mercato o dal settore pubblico.
In termini di forma giuridica, il 35% è costituito da cooperative di produzione e lavoro, con una presenza significativa anche di cooperative sociali di tipo B (20%) e tipo A (9%), mentre un ulteriore 35% rientra in forme ibride o innovative.
Un elemento distintivo è il loro ruolo di custodi attivi del patrimonio locale: il 79% delle cooperative gestisce beni culturali, spesso attraverso strumenti come le convenzioni con enti pubblici (50%), il comodato d’uso gratuito (36%) o la locazione da privati (36%).
La Forza della Partecipazione Comunitaria
Il coinvolgimento della comunità nelle attività e nei processi decisionali è un elemento centrale per il modello. La base sociale è composta in maniera equilibrata da soci volontari (26%), soci lavoratori (24%) e utenti (22%), confermando un modello inclusivo e plurale.
La partecipazione si esplica anche nella progettazione e nel sostegno diretto: il 25% delle cooperative progetta attività e servizi insieme alla comunità, e nel 24% dei casi la partecipazione ai processi decisionali è aperta anche ai non soci. Inoltre, il 16% riceve contributi in forma di tempo e attività di volontariato, mentre il 13% riceve sostegno economico o di altro tipo direttamente dai cittadini.
Sostenibilità e Ruolo Nelle Reti Territoriali
Le cooperative di comunità non agiscono isolate, ma come nodi di reti territoriali. Il 18% collabora con Pubbliche Amministrazioni, il 16% con associazioni, e il 15% con i cittadini delle comunità. Come sottolineato dal Presidente Legacoop, Simone Gamberini, queste realtà dialogano e interagiscono con gli enti locali non in modalità subordinate, ma partecipative, attraverso la co-gestione, co-programmazione e co-progettazione, venendo riconosciute come attori seri, autonomi e capaci di generare valore.
Sul piano economico, la sostenibilità si fonda su una pluralità di canali. La fonte più importante è lo scambio di beni e servizi (35%), seguito dai bandi (21%) – utili anche per il consolidamento progettuale – e dalle convenzioni con la PA (16%). Per garantire una sostenibilità a lungo termine, il report sottolinea l’esigenza di mantenere un equilibrio, privilegiando strumenti che consentano partenariati duraturi, come i Partenariati Pubblico Privato (PPP), al fine di non dipendere in modo predominante dall’erogazione pubblica di risorse economiche.
Impatto e Prospettive
Il report evidenzia i cambiamenti tangibili che le cooperative di comunità producono: rafforzano la coesione sociale, creano nuove opportunità occupazionali (le cooperative Legacoop, ad esempio, coinvolgono 5.383 soci e occupano 560 persone), riattivano patrimoni inutilizzati, restituiscono spazi pubblici e culturali alla fruizione collettiva, e favoriscono la nascita di economie circolari e sostenibili.
Queste esperienze, definite da Paolo Venturi come "istituzioni economiche nate dagli abitanti per trasformare bisogni e desideri in imprese", rappresentano una delle risposte più concrete alla domanda di nuove forme di sviluppo territoriale, in grado di coniugare innovazione, inclusione e forte radicamento comunitario. Sono un modello imprenditoriale partecipato dal basso, capace di trasformare i territori applicando logiche mutualistiche allo sviluppo locale.