Tra settembre 2024 e settembre 2025 si osserva una generalizzata riduzione dei tassi di interesse sui prestiti alle società non finanziarie, sia nell’Area dell’euro sia in Italia. Nonostante il calo del costo del credito, la crescita dei prestiti rimane moderata, riflettendo un contesto economico ancora incerto e una domanda di finanziamento debole.
In Italia la ripresa risulta eterogenea per durata del finanziamento, con un rafforzamento dei prestiti a breve e medio termine e una persistente debolezza di quelli oltre i cinque anni. Altresì, dal punto di vista della dimensione d’impresa, le PMI continuano a incontrare maggiori difficoltà di accesso al credito rispetto alle imprese più grandi, soprattutto nei settori a maggiore rischiosità.
In questo contesto, il quadro che emerge dalla periodica indagine annuale sull’accesso al credito, sulle necessità di finanziamento e sul livello delle competenze nelle cooperative evidenzia una realtà complessa, segnata da luci e ombre. Da un lato, permane una forte dipendenza dal credito bancario, con un legame bancocentrico che continua a rappresentare una criticità strutturale.
Sebbene nel primo semestre 2025 si sia ridotta la quota di cooperative che hanno richiesto prestiti, le condizioni di accesso restano rigide: aumentano i rifiuti, si irrigidiscono le garanzie e solo una minoranza riesce a ottenere condizioni migliori. Sul fronte delle fonti di finanziamento per i primi mesi del 2026 l’autofinanziamento si conferma la scelta prevalente, affiancato da un ruolo ancora centrale del credito bancario, soprattutto a medio-lungo termine.
Emergono segnali di diversificazione, con un ricorso crescente a strumenti alternativi come bandi, fundraising e prestito sociale, ma restano quote marginali. Le necessità di investimento nel 2026 riflettono priorità diverse: la liquidità e la cassa restano centrali, ma cresce l’impegno verso la transizione digitale e la sostenibilità ambientale, soprattutto nei settori agroalimentare e della distribuzione. Non mancano esigenze di consolidamento del debito e investimenti immobiliari.
Sul piano delle competenze interne, il giudizio è ambivalente: prevale una valutazione negativa sulle capacità di accompagnare le transizioni verde e digitale, mentre le competenze tecniche e trasversali dei lavoratori sono considerate solide e diffuse. Alcuni settori, come l’agroalimentare e il sociale-sanitario, mostrano performance migliori, mentre l’industria e costruzioni evidenzia maggiori criticità.
In conclusione, le cooperative si trovano di fronte a una sfida duplice: da un lato ridurre la dipendenza dal credito bancario e diversificare le fonti di finanziamento; dall’altro rafforzare le competenze interne per rendere efficaci e durature le transizioni digitale e ambientale. Solo così il sistema potrà affrontare con resilienza le trasformazioni economiche e sociali dei prossimi anni.